«Nessun potere ha la forza di imprigionare le parole. Ogni singola sarà letta da occhi innumerevoli, solo con i battiti di ciglia oppure anche a voce alta, in una stanza, in un’aula di scuola, in una piazza, in un’assemblea, alla radio. E dopo il più lungo giro del mondo torneranno nelle mani di quelli che le hanno scritte, e saranno unte da tutte le impronte digitali di chi le ha ricevute e insieme formeranno una stretta di mano.
«Davide non scrive per istinto, per dote avuta in sorte, ma per conquistato titolo di autore. Le sue storie fanno alzare gli occhi dalla pagina e danno a chi legge un lancio nei suoi propri ricordi. Le sue storie suggeriscono al lettore quello che ha di sé dimenticato. Così questa lettura è doppia, il diario di Davide rimanda a quello mai tentato del lettore. Succede a me la mescola improvvisa dei giorni suoi coi miei».
(Erri De Luca)